I mutui subprime sono mutui assistiti da ipoteca che vengono concessi a chi non ha un merito creditizio sufficiente. Questo vuol dire che i debitori di questi prestiti sono stati insolventi se non addirittura pignorati o hanno fatto bancarotta. L’unica garanzia vera del finanziamento consiste nell’immobile per il quale firmano l’ipoteca.
In contropartita i creditori chiedono interessi particolarmente elevati al mutuante. I mutui subprime sono stati all’origine della crisi mondiale del 2008 che è partita dagli Stati Uniti e che ha toccato anche l’Europa anche se nel Vecchio Continente i mutui subprime non esistono. Cerchiamo di vedere assieme come funzionano e se ci sono altri prodotti similari in Italia.
Crisi del 2008 e mutui subprime
Nei primi anni 2000 c’è stato un boom dell’erogazione dei mutui negli Stati Uniti. I cittadini comuni, con tutte le loro problematiche di lavoro instabile tipico degli USA e con le loro tendenze consumistiche, venivano spinti dalle banche a incrementare i loro mutui anche già esistenti finanziandosi anche per importi maggiori al valore dell’immobile. Inoltre, non venivano rifiutati mutui a chi non aveva una solvibilità sufficiente, ma veniva semplicemente chiesto un tasso di interesse più elevato.
Questo poteva essere alto fin da subito, ma, in molti casi, si utilizzava una formula in base alla quale si partiva con un tasso che rimaneva fisso per due anni mentre per i successivi 28 aumentava costantemente. Gli stessi tassi venivano poi influenzati, come succede anche ai nostri tassi variabili, dal tasso di interesse che la Federal Reserve stabiliva. Di fronte all’aumento di questo, molti debitori, che già affrontavano un tasso di interesse elevato, non sono più stati in grado di far fronte alle rate e sono diventati insolventi. Questo ha creato un effetto a catena perché questi crediti erano stati cartolarizzati.
Cartolarizzazione dei mutui subprime
Le finanziarie e le banche che avevano emesso i mutui subprime, visto l’importante tasso di interesse, hanno tramutato questi crediti dividendoli in tante quote e creando dei titoli, in particolare delle obbligazioni a tasso molto allettante garantito da questi mutui subprime. I titoli sono stati venduti a banche più o meno importanti e a fondi comuni di investimento. Le insolvenze dei piccoli debitori hanno messo in crisi i creditori che hanno cominciato a fallire non onorando più i pagamenti delle obbligazioni.
Questo ha scatenato il panico e molti operatori finanziari hanno cominciato a liberarsi dei titoli ormai diventati spazzatura facendo crollare i prezzi degli stessi e trascinando tutta la borsa a picco. Il problema si è creato soprattutto dalla dichiarazione di fallimento della Lehman Brothers, che aveva caricato troppi di questi titoli e non era in grado di reggere il colpo. Anche altre importanti società come Morgan Stanley hanno avuto problemi ma sono stati in grado di continuare ad operare.
La situazione in Europa
Negli Stati Uniti, la flessibilità del mercato del lavoro ha contribuito alla diffusione dei mutui subprime, una pratica meno comune in Europa, soprattutto a causa delle regolamentazioni più stringenti. Anche dopo il 2008, il quadro regolamentare europeo è rimasto rigido, con direttive che impongono alle banche e agli altri enti erogatori di valutare attentamente la solvibilità dei richiedenti. Le autorità centrali monitorano gli eventi di insolvenza, e comparire in tali elenchi può precludere la possibilità di ottenere prestiti. Inoltre, la verifica della situazione reddituale e degli altri debiti in corso è scrupolosa; l’importo totale delle rate mensili non deve superare il 40% del reddito mensile del richiedente, una soglia che alcune istituzioni finanziarie applicano ancora più stringentemente. Tali misure rendono estremamente difficile l’accesso ai mutui subprime in Europa.
Limiti dei tassi di usura
In Europa, oltre ai controlli sulla capacità di rimborso, vi sono anche limiti sui tassi di interesse che possono essere applicati. Non è permesso erogare un mutuo con un tasso di interesse eccessivamente elevato, soprattutto in caso di insolvenza del richiedente. Ogni prodotto finanziario ha limiti di tasso specifici, e superarli equivale a praticare un tasso usuraio, includendo nel calcolo tutti i costi associati al mutuo, come le spese di istruttoria e quelle di pagamento della rata. Di conseguenza, la categoria dei mutui subprime è praticamente inesistente. Tuttavia, si possono trovare prodotti alternativi con caratteristiche simili ai prestiti subprime, come le carte di credito revolving. Negli Stati Uniti, d’altro canto, sembra che ci sia una tendenza verso la reintroduzione di pratiche di prestito più permissive, risvegliando le preoccupazioni legate ai prestiti subprime e alla cartolarizzazione.
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